LA PRATICA

E’ sufficiente praticare la resa per cominciare dopo un pò a notare che la qualità del tuo fare cambia. Riconoscere che ciò che stiamo facendo è ciò che ci tocca fare, che possiamo accettarlo attivamente e usarlo per il nostro obbiettivo primario, il risveglio, cambia la maniera in cui stiamo nella vita. Noterai anche che le tue scelte diventano più facili e più chiare. L’ abitudine a stare con quello che c’ è renderà la maniera di prefiggerti degli obbiettivi più pratica, più essenziale, più rispondente alla realtà. E un giorno potrai notare che il passato è uscito dalla tua vita. Che i vecchi comportamenti reattivi hanno lasciato il posto a un comportamento intelligente e creativo e che la vita è diventata più facile. E che tutto questo è accaduto senza sforzo. Noterai che non ti impigli più nelle piccole cose, negli avvenimenti senza importanza della vita di tutti i giorni, che il tuo incedere è diventato più fermo e sicuro. Quando vivi una situazione di impotenza, quando non c’ è nessuna possibilità di agire, ascolta. Dietro ciò che sta accadendo c’ è la vita che sta cercando di insegnarti qualcosa. Usa allora questa situazione per arrenderti più profondamente, e quindi di essere più intensamente presente a te stesso. Arrenderti ti riporta a chi sei veramente, all’ Essere. La forza, il potere e la verità sono lì.

L’ ARRENDERSI E’ PERFETTAMENTE COMPATIBILE CON L’ AZIONE

Mi è accaduto, durante un ritiro, di vedere un partecipante sfidare Eckhart Tolle chiedendogli in maniera aggressiva perchè non potesse filmare un suo insegnamento. Eravamo un gruppo numeroso e stavamo aspettando che lui entrasse. In quel momento questa persona lo ha bloccato proprio sulla porta della sala di meditazione. La situazione era anche piuttosto comica, perchè l’ uomo aveva un piede ingessato e cercava di tenersi in equilibrio stringendo le stampelle, mentre gesticolava e parlava veementemente. Portava sulle spalle una macchina da presa piuttosto grande e aveva tutto il corpo contratto per lo sforzo. Eckhart, al contrario, era assolutamente immoto e tranquillo. Non tentava di passare oltre o di sottrarsi in alcun modo. Stava in piedi e non appariva per nulla infastidito. Si poteva vedere che era molto attento, ma non alle parole e ai gesti che vibravano intorno a lui. Ciò che mi sorprese, e che mi ha poi sorpreso in altre occasioni nelle quali ho visto manifestarsi della sofferenza intorno a lui, è stata la non- separazione nè dall’ avvenimento, nè dalla persona. Era ovvio che era con lui, non contro di lui, ma da uno spazio completamente differente da quello in cui era l’ uomo. Ho capito, osservandolo e stando allo stesso tempo presente, di aver già per quel giorno ricevuto l’ insegnamento: di aver visto l’ accettazione. Ho capito in quel momento anche cosa sia la pazienza che non ha nulla a che vedere con l’ essere paziente, col sopportare, ma solo con l’ essere nel presente e permettere a ciò che c’ è di essere. E in quel vivere ciò che c’ è il tempo cambia qualità, diventa l’ eterno presente.

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